Se mio nipote si presentasse in casa con un simile giubbottino – deliberatamente tagliato male e cucito peggio – alzerei gli occhi al cielo pensando che la patria di Giorgio Armani e Valentino Garavani si è proprio ridotta male.
Se poi il nipotino, in un attimo di vicinanza spirituale, facesse coming out e rivelasse di avere preso il giubbotto in affitto, lo guarderei con lo stesso orrore che una pia donna riserverebbe al signore del male per poi correre dal notaio e fare testamento a favore della chiesa.

Sono pronto a scommettere che questa nuova folle perversione del consumismo sempre più sfrenato ci verrà spacciata come una iniziativa nel segno della sostenibilità e dell’economia circolare: tutte cazzate, invece è la realizzazione di quel futuro distopico già vaticinato nella letteratura nordamericana degli anni ‘70 in cui siamo disposti a fare debiti sulla testa dei nostri nipoti pur di comprare oggi roba che non ci serve.