A volte, abbandonare i sentieri sempre percorsi porta a scoperte ed eventi inattesi.
Tornando a casa l’altra sera, posseduto da una sorta di noia esistenziale, ho deciso di percorrere una via un po’ più lunga ma meno rumorosa del classico corso Venezia – corso Buenos Aires; sono così arrivato in piazza Duca d’Aosta dove, svoltando intorno all’abbandonata filiale di banca Intesa, mi ha risvegliato un rumore come di pioggia. «Che strano», ho pensato: «il palazzo si apre sulla piazza con dei portici, sopra alla filiale non c’è nessuno, non ci sono balconi e quindi il rumore di pioggia da dove arriva?» Mi chiedevo.
Sono rimasto un po’ perplesso quando ho visto che le “perdite d’acqua” correvano lunga tutta l’ex filiale, ma nulla si vedeva dal soffitto del portico… è stato allora che ho avuto un’illuminazione: quello che sembrava un cavo elettrico non lo era, era un tubo per innaffiare!
«Cosa ci farà mai un tubo per innaffiare lungo i muri di un portico nel cuore di Milano?»
Ci ho pensato e all’improvviso mi è venuta la risposta, terribile e geniale: «non c’è nulla da innaffiare ma c’è qualcosa da bagnare: il pavimento».
Mi sono ricordato che sotto alle vetrine della ex filiale oramai da anni bivaccavano di giorno e dormivano di notte torme di poveracci senza tetto ed ecco l’idea terribile e al contempo geniale: non potendo contare su un intervento dei poteri pubblici né lottare con mezzi violenti per liberarsi di simili vicini di casa, con molta probabilità i condomini del palazzo hanno fatto questa scelta, quella di allagare il portico tutte le sere, in maniera tale da renderlo inospitale, evitare gli accampamenti e il suo utilizzo come orinatoio.
Ancora adesso non so come valutare la cosa, non so se mi colpisce per la sua furbizia o per la sua necessitata crudeltà: come avrei votato io, all’assemblea di condominio?