Il “post smartphone”, l’inarrestabile innovazione e la legge sulla stupidità applicata a noi italiani.

Un caro amico e geniale creatore di innovazione, Angelo Orazio Pregoni, ha condiviso oggi su una chat comune un video di “AI Pin”, il primo dispositivo indossabile dotato di intelligenza artificiale lanciato dalla start-up Humane.

Qualche informazione in italiano si trova su un bell’articolo (qui riassunto) di Fastweb Plus:

La start-up ha raccolto un finanziamento gigantesco (più di 240 milioni di dollari) e AI Pin si propone comepost smartphone”, senza alcun display da gestire unicamente tramite comandi vocali, touch e gestuali, il tutto grazie all’intelligenza artificiale, che ne è il cervello.

L’hardware usa tutte le funzionalità di ChatGPT-4, che promette di rispondere a qualsiasi bisogno dell’utente in maniera più che efficace.

Il sistema operativo Cosmos non prevede app da scaricare come accade con i classici smart device, può invece usare una serie di strumenti integrati che possono essere “richiamati” dall’utente a secondo le necessità: se c‘è un “cervello” dentro alla scatola è giusto che sia questo a cercare le informazioni e a fare le cose per noi senza costringerci a imparare a usare delle app.

Non avendo un display, le varie informazioni passano proprio attraverso un altoparlante integrato o degli auricolari bluetooth per ascoltare la voce dello strumento. Senza tastiera o mouse, poi, daremo ordini al coso tramite comandi vocali o, in alternativa, comandi gestuali o la superficie touch. Un piccolo proiettore laser consente inoltre di proiettare informazioni, oggi sul palmo mano, domani chissà dove. Infine, sensori di profondità e di movimento che consentono al dispositivo di “conoscere” l’ambiente circostante e una fotocamera ultra-grandangolare da 13 MP potrà scattare foto, registrare video e riconoscere gli oggetti nelle sue vicinanze.

AI Pin sarà in grado di scrivere messaggi, riassumere le e-mail ricevute, avviare un traduttore in tempo reale (vi ricordate il traduttore universale di Star Trek? ecco, da domani da domani tutti quanti potremo parlare coi vulcaniani) e molto altro; tramite il dispositivo sarà ovviamente possibile effettuare e ricevere chiamate e ascoltare musica.

Poiché per il momento il proiettore laser è quello che è, e noi umani siamo abituati agli schermi, l’utente potrà gestire le moltissime funzionalità di AI Pin tramite Humane.center, un hub centrale accessibile da smartphone, per vedere foto e video catturati e occuparsi delle varie impostazioni.

La data di rilascio ufficiale ancora non c’è ma il prezzo a cui è proposto negli USA è “popolare”: 699 dollari, incluso un caricabatterie e due batterie di ricambio. A questo prezzo bisogna aggiungere un abbonamento da 24 dollari al mese in cambio del quale si ottengono un nuovo numero di telefono, un generoso contratto dati mobili (T-Mobile), diversi GB di spazio cloud per archiviare foto e video e, tutte le funzionalità di ChatGPT-4 incluse nel prezzo.

Si tratta di un giocattolino (in senso non dispregiativo) interessante, chissà quanta parte delle meraviglie descritte esiste per davvero e quanta parte invece è soltanto computer grafica o pubblicità per generare hype e trovare altri investitori per la start-up, però il concetto è veramente interessante anche perché a oggi noi siamo “costretti” a usare il corpo di un telefono per fare una marea di cose che coi telefoni non c’entrano nulla.

Questo “giocattolino” ha spazio nella quotidianità? Direi di sì, questo post è stato in buona parte dettato al sistema di trascrizione del mio iPhone, che uso intensivamente per archiviare appunti e scrivere lettere. Ora, per fare questo non serve “un telefono”, un computer sì ma né un telefono né la forma di un telefono, e in un futuro non lontano io potrei trovarmi a dettare i miei sproloqui a un altro dispositivo, in grado di avvertirmi quando arrivano dei messaggi e leggermeli comprendendo i miei comandi in linguaggio naturale, senza bisogno di tirare fuori dalla tasca qualcosa che assomigli a uno smartphone: arrivati a questo punto è più questione di miniaturizzazione e di forma che di altro.

In tutta onestà, alcune cose siamo ancora abituati a vederle o leggerle su uno schermo, e lo stesso AI Pin fa uso di una app su smartphone… ma anche per quelle cose probabilmente il tempo del display dei nostri telefoni sta correndo veloce verso l’estinzione: in futuro è possibile che il proiettore laser migliori, oppure lo schermo l’avremo dentro gli occhiali o su una lente a contatto.

Cosa succederà degli smartphone come li conosciamo? Potrebbero diventare i “nuovi Nokia 3310”, oggetti della nostalgia, usati da una minoranza: il mercato e l’innovazione sono una gigantesca livella che falcia in un nonnulla anche i player più grandi e le tecnologie più diffuse non appena a qualcun altro viene un’altra idea più innovativa.

La vicenda di questo smart device, che potrebbe – ripeto – altro non essere che un bell’esercizio di stile di una start-up, però ci racconta qualcosa di molto più importante dello strumento e del suo potenziale impatto sulle nostre vite.

Esistono luoghi – fisici e dell’economia – in cui l’innovazione è più facile che in altri: l’innovazione richiede un ecosistema circostante che non opponga altri limiti che non quelli della fattibilità tecnica ed economica dell’idea, a queste condizioni il genio dell’uomo vede le opportunità e le trasforma in realtà.

Quando invece le regole si spostano dal neminem ledere alla costruzione di recinti ideologici, oppure il mercato è solo fintamente concorrenziale, la possibilità di innovare crolla perché le idee non trovano investitori giacché i potenziali risultati degli investimenti.

E qui abbiamo due conferme di entrambi i postulati.

Il mercato degli smart device è un esempio positivo: nonostante giocatori globali importantissimi, nessuno di questi è in grado di impedire l’innovazione e non esiste un framework normativo in grado di controllare e limitare l’innovazione, anche perché persino i “no 5-6-7G” vanno ogni giorno a comprare dispositivi cui chiedono sempre maggiori prestazioni.

Se poi guardiamo al nostro Paese possiamo vedere anche l’esempio negativo: un sistema economico e di norme in cui la concorrenza è “opportunamente moderata” in modo da non mettere a rischio le rendite di posizione e le norme sono spesso disegnate per seguire questo obiettivo e sfiancare gli innovatori. Abbiamo sul tema anche una piccola esperienza: la scelta di fermare la storia l’innovazione in campo alimentare con la folle legge contro la carne “coltivata”.

Non sarà una legge italiana a fermare la prossima epocale rivoluzione tecnologica, né a fermare le bistecche: se i fabbricanti porteranno prove di equivalenza delle cellule di carne coltivata rispetto a quelle di carne allevata non sarà possibile ostacolarne la vendita, e ciò in ragione delle regole sul mercato unico europeo e dei vari trattati di libero commercio stipulati nel tempo.

Saremo in definitiva castrati e mazziati: al genio italiano sarà impedito di partecipare a questa gara per sviluppare una tecnologia che potrebbe cambiare la storia dell’uomo, in compenso nessuno potrà impedire ai produttori di bistecche di tutto il mondo di vendere in Italia; sembra proprio la realizzazione della legge di Cipolla sulla stupidità umana.