Trovo che il discorso sullo stato dell’Unione di Ursula Albrecht von der Layen sia degno di un libro di storia per la visione sul ruolo e sulle sfide (economia, bisogni dei cittadini, transizione tecnologica ed energetica, relazioni internazionali, stato di diritto) che l’Unione Europea e le istituzioni liberali devono e dovranno affrontare.  Senza retorica, ha disegnato un’Unione Europea nella quale persino un euroscettico come il sottoscritto può riconoscersi; credo non sia a caso che abbia evitato in larga parte ogni discorso sulle regole interne dell’Unione, salvo un passaggio sulla necessità di “legami più stretti”: è il momento di vedere le opportunità, le ragioni che ci uniscono, di costruire una collaborazione e un impegno più profondo, e anche di raccogliere i risultati di questa collaborazione.  È un vero peccato che il Presidente della Commissione non sia eletto direttamente dai cittadini europei: la signora von der Layen (che comunque è nominata dalle istituzioni democratiche di ogni paese, non dai rettiliani) oggi potrebbe guidare l’Unione con una legittimazione ben più evidente e la sua statura di leader potrebbe essere ben più riconosciuta.

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