Quando studi Diritto del lavoro all’università, non c’è manuale che non ti faccia una dotta dissertazione sulla “progressiva costituzionalizzazione dei contratti collettivi per via giurisprudenziale”.

Per farla breve, mentre l’ultimo comma dell’articolo 39 della Costituzione stabilisce che “I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.”, nonostante la lettera della Costituzione dica qualcosa di diverso, nella giurisprudenza del lavoro i contratti individuali “non sono”, e quelli collettivi, purché sottoscritti da sindacati storici o in qualche modo rappresentativi sono il riferimento: si dà per presupposto che sia il contratto collettivo quello che tutela i diritti costituzionali del lavoratore, sicché non c’è contratto individuale (se mai più se ne sottoscrivono) che non si veda sovrapposto un CCNL, salve le norme più favorevoli, ovviamente, e al datore di lavoro non resta che adeguarsi.

Tutto questo è molto bello, vero?
Peccato che, come per molte cose “molto belle”, il risveglio dal sonno e dal sogno possa essere terribile.

 

Scrive oggi “ilSole 24 Ore” che
i 100mila addetti della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza avranno un aumento di 140 euro. Dopo 7 anni di attesa è stata infatti raggiunta l’intesa sull’ipotesi di accordo per il rinnovo contrattuale…
Per la parte economica è stato definito un aumento a regime di 140 euro per il IV Livello GPG e per il Livello D dei Servizi Fiduciari.
L’incremento retributivo sarà erogato in 5 tranche: 50 euro con la retribuzione del mese di giugno 2023, 25 euro con la retribuzione del mese di giugno 2024, 25 euro con la retribuzione del mese di dicembre 2025 e 20 euro con la retribuzione del mese di aprile 2026.
Per il periodo di vacanza contrattuale verrà riconosciuta una una tantum di 400 euro
” (cioè un bonus di 55€per anno dopo la scadenza del precedente contratto, nota di Massimiliano).

Per chi non comprendesse il significato di questo articolo del “Sole”, ecco qualche dato in più: “il contratto collettivo dei Servizi Fiduciari della vigilanza privata per un addetto ai servizi di portierato e di custodia, prevede una retribuzione mensile lorda di 930 euro per 13 mensilità. La retribuzione oraria lorda è pari a euro 5,37. La retribuzione netta è pari alla somma mensile di euro 625 e a quella oraria netta di euro 3,61. Nei primi tre anni del rapporto di lavoro la retribuzione prevista è molto più bassa nonostante lo svolgimento delle medesime mansioni.” (da un post dell’avv. Biagio Cartillone sul proprio sito).

Stiamo dicendo che nel 2023 la retribuzione lorda sarà di 980€, nel 2024 di 1.005€ al mese, nel 2025 di 1.030€/mese, nel 2026 di 1.050€/mese: nel 2026 un addetto alla vigilanza nei supermercati avrà una retribuzione di 705€ netti al mese.  Poi ci sono gli straordinari, l’anzianità e tutto quanto, ma nel 2026 un addetto alla vigilanza nei supermercati avrà una retribuzione di 705€ netti al mese.

Un risveglio da incubo, vero?

Se alla costituzionalizzazione dei contratti corrispondesse la costituzionalità dei contenuti, tutto questo ciarlare di retribuzione minima obbligatoria sarebbe ozioso e basterebbe la contrattazione collettiva.

Ma così non è.

La realtà è che sono i nostri sindacati a sottoscrivere contratti da fame.

Perché? perché in quei settori a bassa sindacalizzazione, elevata forza contrattuale dei datori e corrispondenza dei prestatori d’opera con frange “deboli” della forza lavoro (vi siete mai chiesti perché i vigilanti nei supermercati sono tutti neri? perché è un lavoro da fame che fai se proprio non hai altre opportunità) tutto è solo formale, e i sindacati accettano un contratto qualunque pur di avere un contratto.

 

Ecco, forse la pretesa di un salario minimo ex lege qualche senso ce l’ha.