Già i latini, con un celebre brocardo, spiegavano che “Cogitatiònis pœnam nemo patitur”: va bene per il diritto penale ma anche per le figure di… palta. Però…
Se avere un’opinione non solo di minoranza ma anche contraria alle convinzioni profonde della società cui si appartiene non può essere punito finche ciò non si trasforma in un “agire”, in certe posizioni manifestare le proprie convinzioni “minoritarie” (giusto per essere cortesi) è per quanto lecito assolutamente da non farsi perché diventa un “agire” che mette in discussione il ruolo di chi fa certe dichiarazioni.

Prendiamola alla larga con alcuni esempi.

𝗦𝗲𝗶 𝗹’𝗮𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗲𝗴𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗩𝗶𝗰𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗦𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝘀.
Puoi anche essere musulmano (ma anche pastafariano) e pensare che a tutte le donne bisognerebbe togliere la patente e il diritto di voto, ma non puoi dirlo: se lo fai non ti puoi lamentare se il giorno stesso vieni rimosso e magari anche trascinato in giudizio dall’azienda che dirigevi per il tremendo danno di immagine che hai provocato.
𝗦𝗲𝗶 𝗚𝗲𝗿𝗿𝘆 𝗦𝗰𝗼𝘁𝘁𝗶.
Non puoi dire che il riso Carnaroli ti fa schifo, anzi puoi dirlo ma è evidente che perderai immediatamente il ricco contratto pubblicitario con il “Dottor Scotti” e che Piersilvio ti farà un culo grosso come la provincia di Vercelli.
𝗦𝗲𝗶 𝘂𝗻 𝗮𝘃𝘃𝗼𝗰𝗮𝘁𝗼.
La tua condotta deve essere inattaccabile nelle aule di giustizia e al di fuori, e se con la tua condotta “fuori dall’orario d’ufficio” metti in discussione la dignità del tuo ruolo, il Consiglio dell’Ordine è pronto ad azzannarti (e lo fa spesso).
𝗦𝗲𝗶 𝗶𝗹 𝗱𝗶𝗽𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗹𝘂𝗻𝗾𝘂𝗲 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗲𝘂𝗿𝗼𝗽𝗲𝗮 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶.
Se fai battutine sui gay davanti ai tuoi colleghi o, peggio ancora, davanti a terzi in un momento in cui in qualche modo rappresenti la “cultura aziendale” puoi solo attenderti un procedimento disciplinare.
A me è capitato di sentirmi turbato per le battute di un dirigente di una compagnia cliente del Gruppo per cui lavoro: siccome non ero sicuro che volesse essere offensivo, ho fatto una battuta sul loro codice etico, e il dirigente ha immediatamente fatto in modo che ci allontanassimo in fretta dall’argomento, consapevole della figuraccia e dei rischi.
𝗜𝗻𝗳𝗶𝗻𝗲: 𝘀𝗲𝗶 𝘂𝗻 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗲 𝗮𝗿𝗺𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗥𝗲𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮.
Puoi pensare quello che vuoi di gay, donne, minoranze etniche o cavolfiori, ma devi tacere.
Ogni tua dichiarazione si riverbera immediatamente sulla credibilità delle forze armate quale strumento di difesa non solo del territorio nazionale ma delle libertà fondamentali di tutti i suoi cittadini, compresi gay, donne, minoranze etniche e cavolfiori (sia mai che li discriminiamo).
È tutto così semplice che persino un generale dovrebbe poterlo comprendere: quando hai un ruolo ti è chiesto di pensare a cosa le tue dichiarazioni potrebbero significare per l’organizzazione che ti ha attribuito quel ruolo.
𝗦𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗲𝗶 𝗰𝗼𝘀𝗶̀ 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗮 𝗽𝗲𝘀𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗲 𝗲, 𝗮𝗻𝘇𝗶, 𝘁𝗮𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗲̀ 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘁𝘂 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗹𝗲𝘃𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗼𝗹𝗲𝗺𝗶𝗰𝗮, 𝗮𝗹𝗹𝗼𝗿𝗮 𝗲̀ 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗼 𝗿𝗶𝗺𝘂𝗼𝘃𝗲𝗿𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝗿𝘂𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗲𝘃𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗼𝗰𝗰𝘂𝗽𝗶 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗻𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗹𝘁𝗲𝘇𝘇𝗮.
Persino alle cassiere dell’ultima catena di hard discount è chiesto di attenersi a un codice di condotta pubblica per non infastidire i Clienti: se possono rispettarlo loro può farlo anche un generale delle forze armate della Repubblica italiana.