Oggi ho scoperto l’esistenza di un prestigioso quotidiano, “il Mattino di Puglia e Basilicata”… avrei preferito crogiolarmi nella mia ben nota ignoranza.

Dunque, in questo quotidiano, forse perché Natale, Gesù diventa musulmano.
Gesù, il personaggio – storico o letterario secondo i punti di vista – è ebreo.
Nulla è mai stato più chiaro.
Nasce come ebreo, figlio di due ebrei che nel racconto sono costretti a recarsi nel loro villaggio d’origine per un censimento.
Gesù è ebreo, così ebreo da essere battezzato da Giovanni secondo la legge ebraica.
Gesù è ebreo, così ebreo da dire «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento».
Gesù è ebreo, così ebreo che Ponzio Pilato ha proprio schifo di occuparsi di quello che a suo avviso doveva essere uno strano caso di fanatismo religioso che altri fanatici volevano regolare secondo le leggi dell’Impero Romano.
Gesù è ebreo, così ebreo che gli stessi romani che lo uccidono lo deridono con una targa che tutti abbiamo visto sui crocifissi in casa dei nostri genitori: INRI, Gesù il Nazareno, Re dei Giudei.
Ora, detto tra noi: queste sono le basi del catechismo della Chiesa cattolica, qualcosa che ogni bambino italiano della mia generazione era chiamato a conoscere se no col cavolo che faceva la prima comunione.
Comprendo che oramai l’ignoranza dilaghi come liquame quando una fogna è otturata, ma che tutto questo si trasformi in certi titoli di giornale è veramente raccapricciante.
Così arriviamo a questo titolo, un titolo in cui i numeri dati come a un’estrazione del lotto dal sindaco di Betlemme – che immagino sia agli occhi del titolista affidabile quanto un prestigioso osservatore terzo e non invece un altro interessato giocatore in campo – diventano una realtà, un dato statistico accertato.
Ma sappiamo tutti che le vie della propaganda sono infinite e che il sindaco di Betlemme possa avere trovato buone orecchie in ascoltatori sensibili a quel tipo di racconto non è per nulla sconvolgente, visto come stanno le cose.
Il punto è che non bastava la balla, perché possiamo definirla così di default vista la tradizione di affidabilità delle fonti palestinesi, ci voleva anche l’accusa di avere ucciso Gesù seimila e passa volte: nell’anno del Signore 2023 gli ebrei sono quelli che “uccidono il figlio di Dio”, 6150 volte.
Poiché in questi giorni va di moda la “vergogna collettiva” direi che sentir risuonare nel 2023 l’accusa di deicidio, questo sì è qualcosa di cui vergognarsi collettivamente, perché questa bestemmia è nata nella nostra cultura e si è sviluppata in Italia per secoli, florida e potente; sentir risuonare nel 2023 l’accusa di deicidio è veramente angosciante.
Vuol dire che non c’è elaborazione culturale, teologica, non c’è storia recente capace di lavare una simile infamia dalle menti, ma non solo.
C’è ancora di più, infatti: sono andato a cercare la prima pagina di lunedì 9 ottobre (il primo giorno raggiungibile dopo il 7, la domenica il quotidiano in discussione apparentemente non pubblica) e “a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina”.
Il 9 ottobre non c’era nessuna pietà nel titolista, che rubricava Israele e la strage del 7 ottobre come “l’altra guerra tra russi e americani”. Nessuna pietà, nessuna considerazione dei morti, dei feriti, dei rapiti, nulla: sono solo pedine nella “altra guerra tra russi e americani”.
Il 23 novembre, invece, i numeri campati per aria del sindaco di Betlemme diventano 6150 Gesù uccisi da Israele.
Siamo giunti in fondo, e siamo arrivati al punto da non sapere se augurarci che chi ha partorito a quel titolo sia semplicemente stronzo, semplicemente antisemita, oppure semplicemente ignorante, più ignorante di un pozzo nero. Io un’idea me la sono fatta.

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