Dunque, adesso si discute di dress code, il che è un bene, perché significa liberarsi di Orsini e Di Battista per chiedere un’opinione ben più autorevole su tutto a Giorgio Armani e Valentino Garavani.
Dopodiché, però, siccome non sopporto gli ipocriti, non sopporto chi dice una cosa e fa il contrario, non sopporto chi inorridisce se sbagli a girare lo zucchero nel tè ma non si fa problemi a condividere il proprio tavolo con i peggiori gaglioffi del pianeta, trovo eminentemente volgare tutta la performance messa in piedi dalla coppia di banditi della Casa Bianca.
Ancora più imbarazzante è il fatto che ci siano persone senza alcuna necessità di ossequiare tali banditi che invece li assecondano e sostengono le loro menzogne.
La fotografia ritrae Winston Churchill in una delle sue “siren suits”: mise che gli permettevano di saltare in piedi senza bisogno di fare il nodo alla cravatta, un abbigliamento più simile alla tuta di un meccanico che all’abito di un primo ministro. Anche se questa fotografia non esistesse (e ricordiamoci che Winston Churchill era soltanto il Primo Ministro, non il Capo dello Stato del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord), sarebbe comunque utile ricordare che il Capo di uno Stato in visita non è un sottoposto, ma un pari grado, e si veste esattamente come vuole, perché anche attraverso il proprio abbigliamento rappresenta la propria nazione.
Nessuno ha mai aggrottato un sopracciglio di fronte ai Capi di Stato arabi o africani in visita che indossavano gli abiti tradizionali dei propri paesi, ai dittatori (quelli veri) in divisa o alla pretaglia iraniana con i suoi pastrani neri, buoni per nascondere le pulci. Per la prima volta nella storia, questo privilegio è stato negato al Capo di uno Stato democratico, democraticamente eletto e legalmente in carica, che con il suo abito ci sta ricordando che un’intera nazione è stata costretta alla guerra da un invasore privo di ogni scrupolo.
Se vale tutto, perché abbiamo deciso di non avere il coraggio di guardare in faccia un popolo che sta difendendo la propria vita e la propria libertà, allora vale tutto.
Ma, per favore, evitiamo di parlare di dress code.
Ma, per favore, evitiamo di parlare di dress code.