La vile aggressione della vernice fascista al cancello della “grande proletaria” Unione Sovietica (ops, Russia) avrebbe meritato la penna e la fantasia di Giovanni Guareschi.
A me ha ricordato la vicenda della compagna Gisella, le cui terga venivano dipinte di minio in “Don Camillo monsignore… ma non troppo”.

A margine: il disgusto per chi solidarizza con una cancellata e con l’ambasciata di un paese assassino e stragista, è infinito: come si possa, per convenienza o stupidità, sostenere un regime e azioni che riportano la vergogna nazista nel cuore dell’Europa è qualcosa che mi lascia sgomento e sdegnato.