Sono sempre più schifato dalla condotta di una manifesta Cialtrona verso la quale fino a qualche mese fa avevo un atteggiamento di distanza, ma senza particolari furie, distacco e basta.
La performance teatrale odierna è stata repellente: ogni frase estratta dal “Manifesto di Ventotene” è stata tagliata in maniera da colpire l’addome e suscitare l’orrore dei “moderati”, letta sul “Manifesto”, assieme a ciò che segue assume tutt’altra luce e racconta di visionari che speravano di costruire una società diversa da quella in cui vivevano.

Ne volete un esempio?
“La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista”…

…cioè dovrà proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni più umane di vita. La bussola di orientamento per i provvedimenti da prendere in tale direzione non può essere però il principio puramente dottrinario secondo il quale la proprietà privata dei mezzi materiali di produzione deve essere in linea di principio abolita e tollerata solo in linea provvisoria, quando non se ne possa proprio fare a meno. La statizzazione generale dell’economia è stata la prima forma utopistica in cui le classi operaie si sono rappresentate la loro liberazione dal giogo capitalista; ma, una volta realizzata in pieno, non porta allo scopo sognato, bensì alla costituzione di un regime in cui tutta la popolazione è asservita alla ristretta classe dei burocrati gestori dell’economia.

E ancora:
“Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente.”…

Peccato che continui così:
La pietosa impotenza dei democratici nella rivoluzione russa, tedesca, spagnola, sono tre dei più recenti esempi. In tali situazioni, caduto il vecchio apparato statale, colle sue leggi e la sua amministrazione, pullulano immediatamente, con sembianze di vecchia legalità, o sprezzandola, una quantità di assemblee e rappresentanze popolari in cui convergono e si agitano tutte le forze sociali progressiste. Il popolo ha sì alcuni fondamentali bisogni da soddisfare, ma non sa con precisione cosa volere e cosa fare. Mille campane suonano alle sue orecchie. Con i suoi milioni di teste non riesce ad orientarsi, e si disgrega in una quantità di tendenze in lotta fra loro. Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarriti, non avendo dietro di sé uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni. Pensano che loro dovere sia di formare quel consenso, e si presentano come predicatori esortanti, laddove occorrono capi che guidino sapendo dove arrivare. Perdono le occasioni favorevoli al consolidamento del nuovo regime, cercando di far funzionare subito organi che presuppongono una lunga preparazione, e sono adatti ai periodi di relativa tranquillità; dànno ai loro avversari armi di cui quelli poi si valgono per rovesciarli; rappresentano insomma, nelle loro mille tendenze, non già la volontà di rinnovamento, ma le confuse velleità regnanti in tutte le menti, che, paralizzandosi a vicenda, preparano il terreno propizio allo sviluppo della reazione.

Il Manifesto di Ventotene è stato scritto oltre ottant’anni fa da vittime del bisnonno politico della Cialtrona in Capo, è inevitabile che non tutto ciò che c’è scritto sia attuale e perfettamente aderente alla società di oggi: la visione dell’economia e dei mezzi di produzione è quella di un’epoca scomparsa col secondo dopoguerra.
Ma il “socialismo” di cui parlano Spinelli e Rossi è la spina dorsale delle nostre società democratiche, fa sì che ci siano scuole pubbliche e sanità di qualità come diritto universale e non come concessione, ha fatto sì sì che anche chi non ha avuto la fortuna di ereditare il benessere non dovesse vivere nella paura della miseria. Volendo quel “socialismo” ha regalato all’Europa una pace sociale che altri Paesi non conoscono. Il “Beveridge (Sir Beveridge) Report” è del 1942, primo ministro Winston Churchill: il “socialismo” del dopoguerra nasce da lì, solo che lo chiamiamo Welfare.
E l’appello vibrante di Rossi e Spinelli per forze democratiche che sappiano combattere, che non si perdano a cincischiare e non rischino di essere sconfitte nel momento della lotta sembra scritto guardando l’incapacità odierna delle forze democratiche di smuovere le coscienze, di indicare il giusto e di guidare la guerra contro ciò che è sbagliato: un appello più attuale, più liberale di così non saprei trovarlo.

Vedo che la Cialtrona in Capo ha oramai scelto la strada del trumpismo senza limiti, cioè della menzogna: non si tratta del diritto di condividere un progetto politico, bensì del fatto che per me un Primo ministro che mente in Parlamento è il massimo della bassezza, qualcosa che dovrebbe muovere chi si dice liberale allo sdegno e all’azione.
Vedo anche che in Forza Italia (già “Partito Liberale di massa”) tutto va bene, ma capisco che molti avranno preoccupazioni diverse.
Infine, mi accorgo anche che alcuni amici ne appaiono sedotti, la cosa mi imbarazza, mi imbarazza molto.
Se qualcuno di questi amici sapesse ancora leggere, il PDF è qui: PDF del “Manifesto di Ventotene” .