Chi fosse anche solo un poco attento a questa ultima campagna elettorale per la Lombardia avrà notato che i tre candidati principali alla presidenza della Giunta regionale fanno le stesse promesse: essenzialmente tutti e tre, in primo luogo, promettono di rendere i trasporti lombardi più efficienti e di cancellare le code, ossia i tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni del servizio sanitario regionale della Lombardia.

Può sembrare veramente curioso che tutti promettano le stesse cose, ma non lo è: risponde a una logica ferrea.

Chiunque sia il prossimo assessore ai trasporti lombardi potrà raccontare per cinque anni che “durante la sua amministrazione” decine di nuovi vagoni sono stati introdotti in circolazione sulle tratte regionale e prendersi nel merito: capita infatti che la regione Lombardia abbia già stanziato carriolate di milioni di euro per tale acquisto e quindi chiunque verrà dopo ne raccoglierà i frutti. Quanto ai tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, va solo considerato che essendo questi mediamente accettabili prima del covid e non essendoci stati bombardamenti russi sugli ospedali lombardi, tali da giustificare una riduzione dell’offerta di servizi, è legittimo attendersi che il continuo esaurirsi delle code causate da almeno un anno e mezzo di pandemia porterà naturalmente a una riduzione di questi tempi di attesa, sicché senza tanti sforzi anche l’assessore alla sanità pro-tempore potrà dire di “aver salvato la sanità pubblica” della regione.

Il resto delle promesse è naturalmente aria fritta come queste: il candidato di sinistra promette casa e lavoro, quelli di destra e centro destra promettono, come noiosamente fanno a ogni elezione anche per il consiglio di zona, più sicurezza.

Ovviamente, nessuno di questi candidati presidenti ci spiega come farà a regalare “pane e figa” a tutti quanti, come si farà oltre che a comprare nuovi vagoni per le ferrovie a espropriare le aree necessarie per nuovi binari, il vero problema delle ferrovie locali in una regione con una densità di popolazione talmente elevata da rendere ogni nuova opera pubblica una sfida.

Ovviamente nessun candidato è in grado di spiegarci e con quali magheggi di bilancio renderà la nostra sanità ancora più generosa (o, come promette il candidato con i baffetti “gratuita“).

Ovviamente perché in entrambi casi la risposta è solo una: portando nuovo denaro, tanto denaro, su questi capitoli di spesa, denaro che deve essere sottratto ad altre parti del bilancio regionale oppure prelevato delle tasche dei cittadini, ed è poco salutare dire l’una o l’altra cosa in campagna elettorale.

Ovviamente nessuno ci dirà come riuscirà a rendere più sicura la regione, anche perché le regioni non hanno un esercito e non hanno competenze penali, ma anche in questo caso l’assessore alla sicurezza potrà fra cinque anni squadernare le statistiche che oramai da decenni dimostrano un costante calo dei reati nel nostro Paese.

Altrettanto, la promessa di casa e lavoro per tutti del “candidato con i baffi” è addirittura meno seria di quella del pullman di operatrici del benessere pelvico per i giocatori del Monza: si tratta davvero del fondo raschiato nel barile della demagogia.

 

Che cosa resta? resta il fatto che anche questa volta come in quelle precedenti e come le prossime la scelta alla fine sarà tra i modelli di società nei quali in qualche modo i candidati si riconoscono, i modelli di equilibrio tra pubblico e privato, di equilibrio tra entrate fiscali e oculata gestione delle spese. Tutto il resto è fuffa pubblicitaria, la stessa del fabbricante di telefoni che ti dice “il più potente di sempre“ (e ci mancava solo che producesse un nuovo modello e lo facesse peggiore di quello precedente).

 

Con queste certezze la mia scelta per il presidente sarà tra la quarta candidata (credo di un partito fasciocomunista), che sono sicuro non sarà eletta, ragion per cui avrò la certezza di non sbagliare votandola, o, al limite, la signora Brichetto-Moratti, non tanto per la sua candidatura quanto per l’intenzione di continuare a sostenere in qualche modo il progetto del terzo polo.

Invece, la possibilità del voto disgiunto mi rende molto più facile scegliere il candidato al Consiglio regionale.

Come già spiegato in questi mesi e in questi anni oramai ho radicato una forte distanza anche per le posizioni di Forza Italia, per non parlare del resto del centrodestra. In questo panorama così desolante ho la fortuna di poter dare una preferenza e la darò, come già spiegato, all’amico Fabrizio De Pasquale, che appunto si candida con Forza Italia e che in questi tre decenni di continuo spegnersi di ogni illusione ha conservato un sobrio liberalismo come guida per la sua azione politica e le cui proposte mi paiono concrete e riassumibili come metodo di lavoro e non promessa di un eden inesistente…

 

La bella immagine di copertina, che sembra quasi venire da un vecchio numero della Settimana Enigmistica, è di Clker-Free-Vector-Images e da me leggermente modificata.