Ora naturalmente Maurizio Costanzo diventerà l’inarrivabile maestro che a tutti ha insegnato e di cui tutti sono eredi. Tolto il passaggio sul “maestro” il resto è vero.
Se c’è qualcuno a cui dobbiamo il degrado della televisione, della cultura e della nostra politica è proprio lui: è stato il levatore di almeno due generazioni di comici, critici, intellettuali impegnati, magistrati, pubblici amministratori, giornalisti e altro nel segno dell’eccesso, dell’allontanamento dai fatti, del sale e del peperoncino aggiunti a ogni dichiarazione, comportamento, reazione o altro.
Capra! Capra! Capra!
Con onestà e senso della realtà Vittorio Sgarbi ha detto “è morto nostro padre”; è stato Maurizio Costanzo a creare il dibattito giornalistico sul nulla, a creare i personaggi dal nulla, a trasformare uno studio televisivo da luogo in cui arrivano le persone che sono famose per aver fatto qualcosa a luogo dove le persone diventano “famose per essere famose” (brillante definizione strappata a Roberto d’Agostino).
Era del resto inevitabile, è stato lui a importare la formula del talkshow ed è stato quindi lui a dover affrontare per primo il problema di questo spettacolo che poi è diventato il problema di tutta la televisione: le persone che hanno davvero qualcosa da dire o da fare finiscono presto.
Mica tutti i giorni può intervistare Andreotti, mica tutti i giorni il grande filosofo, il grande economista o scienziato si prestano a condividere il loro pensiero con i telespettatori, prima o poi le cose serie di cui parlare finiscono e allora devi cambiare gli ingredienti della torta.
Dalle interviste e dal giornalismo si passa all’intrattenimento, il circo con il nano, la donna baffuta, il domatore di leoni, il mangiatore di spade e così via.
Maurizio Costanzo è stato appunto l’inarrivabile “maestro” di quest’arte e ha plasmato tutti quelli che gli sono succeduti.Anche chi si crede un grande giornalista di opposizione come Michele Santoro altri non è che una replica dell’unico “maestro”, che di originale ha costruito un circo tutto suo fatto di nani dell’etica e della politica, ma alla fine un circo.
E allora, poiché i suoi spettacoli sono stati il nerbo dell’Italia televisiva tra gli anni ‘70 e ‘90, quasi tre decenni pieni, non è eccessivo dire che lo svacco televisivo tracimato poi nella cultura, nella comunicazione, nella politica nasce con lui, con il suo circo.
È stato sufficientemente intelligente da evitare il più possibile quelle cose di chi tramonta come le riflessioni pubbliche su quanto fosse meglio la TV d’un tempo: avrebbe dovuto guardare i protagonisti del degrado da vicino e riconoscervi – come dice Sgarbi – che sono tutti suoi figli.