Siete liberi di pensarla come volete ma, secondo me, con le esecuzioni extragiudiziali (le chiamano così quelli che storcono il naso e alzano il ditino), Israele ci dà ancora una volta una lezione di moralità.
È necessario ma facile ammazzare gli esecutori, solitamente dei poveracci ubriachi di ignoranza e fanatismo, spesso anche condizionati alle loro azioni da decenni di propaganda, dalla corruzione dei pensieri operata da una religione infame e anche dalla considerazione profana ma importante dei benefici che alla famiglia giungeranno da un eventuale martirio.
È molto più difficile, ma molto più morale, andare alla ricerca dei mandanti, braccarli in ogni tempo e in ogni dove e alla fine far pagare loro il prezzo non solo delle vittime innocenti ma anche di quelle colpevoli, dei loro sgherri: questa idea che i soldati possono morire, ma i generali no, può essere funzionale alle organizzazioni, ma non può significare che alcuni tra noi siano spendibili e altri no.
Con queste azioni Israele ristabilisce la giustizia, chiarisce che i mandanti non possono sperare di farla franca e getta nel terrore tutta la catena di comando dell’asse del male del Medioriente, ideologi, organizzatori, finanziatori. Ripeto è una grande lezione di moralità che non a caso ci viene dai nostri fratelli maggiori.